In questa pagina affrontiamo periodicamente degli argomenti di interesse comune per i diportisti. Gli argomenti si basano sulle mie esperienze personali (perizie pre-acquisto e perizie assicurative) e sui continui aggiornamenti tecnici provenienti dall'Italia e dall'estero.
Fulmini a bordo
In seguito a una recente esperienza peritale ho avuto modo di verificare di nuovo i danni causati da un fulmine che si e' abbattuto su un'imbarcazione. Queste potenti scariche elettriche si formano tra le particelle negative contenute nelle nuvole e quelle positive presenti al suolo. Tuttavia il fenomeno non e' del tutto chiaro perche' le variabili che insistono nella formazione die fulmini sono tantissime come il vento, l'umidita', l'attrito, la pressione atmosferica e addirittura il vento solare. L'intensita'della corrente elettrica di un fulmine e' compresa tra i 10 e i 200 kiloampere mentre bastano circa 20 milliampere per causare danni fisiologici per folgorazione. La presenza a bordo di materiali conduttori e di oggetti a punta (antenne, alberi, etc.) creano delle zone di particelle cosiddette "libere" che attraggono i fulmini. E' per questo che occasionalmente i fulmini colpiscono le imbarcazioni. Capita quindi che i danni da fulmini in barca siano oggetto di perizia. Nel caso di imbarcazioni o navi costruite in metallo la grande energia scaricata dal fulmine verra' trasmessa rapidamente al mare sottostante limitando di molto i danni. Nel caso di imbarcazioni in legno o in vetroresina questo invece non avviene. Esistono su queste imbarcazioni degli zinchi sacrificali (Vedi il mio articolo sulle correnti galvaniche) ma la scarsa superficie di scambio con l'acqua e lo scarso diametro dei cavi di massa impediscono il rapido scorrere di questa enorme quantita' di corrente che quindi si riversa negli impianti di bordo danneggiandoli spesso irreparabilmente. Nei casi che ho potuto vedere personalmente il fulmine e' entrato nell'imbarcazione attraverso le antenne, preferibilmente quella della radio vhf di bordo e ha proseguito fino dove ha trovato continuita' elettrica. Da notare che sulle imbarcazioni ormeggiate in porto, senza nessuno a bordo i danni sono stati inferiori in quanto gli impianti di bordo erano scollegati dalle batterie. Gli staccabatterie e i magnetotermici in posizione off sul quadro elettrico di bordo non hanno permesso alla scarica elettrica di raggiungere i congegni finali (strumentazioni, accessori, etc) direttamente. Nei casi in cui invece gli impianti erano inseriti (On) i danni sono stati esponenzialmente piu' elevati. In un caso relativo ad una imbarcazione adibita al traffico passeggeri colpita da un fulmine durante il normale utilizzo, ad esempio, il fatto che la strumentazione per la navigazione fosse quasi completamente interfacciata per esigenze normative (Sistemi GMDSS e AIS), ha prodotto una quantita' di danni impressionante che ha costretto alla sostituzione quasi integrale dei sistemi di navigazione. Molti altri impianti di bordo sono stati inoltre raggiunti e "bruciati" dal fulmine al punto che ci sono volute settimane per risolvere tutte le avarie di bordo. Tuttavia in molti casi i fulmini riescono a raggiungere, anche solo per il fenomeno dell"arco voltaico" i cavi di massa e a questo non c'è rimedio: il fulmine raggiungerà dalle piastre di massa tutte le utenze ad esso collegate distruggendo i microcircuiti degli strumenti/accessori.
Nella rara occasione di un fulmine che centra un marina ho potuto osservare anche un altro fenomeno. In pratica oltre all'imbarcazione che ha subito la scarica del fulmine sono rimaste coinvolte molte altre imbarcazioni distanti anche diverse centinaia di metri. E' come se la zona circostante al punto di impatto del fulmine si fosse sovraccaricata di corrente elettrica al punto di danneggiare i circuiti delle strumentazioni di bordo. Anche in questo caso i danni sono stati molto elevati a causa della quantita' delle imbarcazioni coinvolte.
Va aggiunto che i danni sono spesso causati anche dall'aumento repentino delle temperatura degli oggetti attraversati da una scarica di un fulmine, cio' e' dovuto all'enorme flusso elettrico che, non riuscendo a transitare velocemente, trasforma impianti e strumenti in resistenze elettriche e proprio come una stufa elettrica si riscaldano talvolta anche fino ad incendiarsi.
Come difendersi: se si e' in porto uscire dalla barca non e' sicuro, conviene rimanere dentro la barca, evitando di toccare le parti metalliche (come l'albero passante o le lande) e magari disconnettendo gli impianti di bordo per i motivi che dicevamo prima. Se si e' in navigazione e si e' quindi costretti a stare all'aperto bisogna mantenere una posizione quanto piu' possibile bassa sulla coperta evitando di toccare sartie e draglie e naturalmente evitando di telefonare con il cellulare. La "piramide" formata da sartie, strallo e paterazzo forma una buona gabbia di Faraday che vi proteggera'. Rammentate comunque che queste misure non sono una scienza esatta e se potete evitate di cacciarvi dentro un temporale. Il fulmine e' e resta imprevedibile nella sua direzione, intensita', frequenza e anche l'effetto emotivo dovuto alla rapidita' dell'evento e alla sua rumorosita' (tuono) ha la sua importanza. Una misura preventiva che si comincia a vedere sulle imbarcazioni a vela è un vero e proprio disgiuntore tra i cavi che scendono dall'albero e il quadro elettrico. Facendo ovviamente bene attenzione che non vi siano dei cavi a massa che dall'impianto elettrico vanno direttamente al bulbo sul quale di norma sono messi a massa anche gli alberi. Inoltre i cavi di massa dell'albero sul bulbo devono avere dei diametri generosi. E' infatti la scarsita di "scorrevolezza" diciamo cosi della scarica che produce i danni maggiori. Quindi un maggiore diametro del cavo o meglio una treccia potrebbero veicolare piu rapidamente il fulmine verso il bulbo e quindi in mare. Qui sotto la foto che ho scattato su un'impombatura di una sartia intermedia di un'imbarcazione a vela di 16 metri raggiunta da un fulmine nell'alto Tirreno. Come vedete ha cambiato colore modificando il suo stato chimico. Alla fine si è preferito la sostituzione di sartia e tornichetto oltre ovviamente a tutta la strumentazione di bordo che conteneva microcircuiti per un danno di parecchie migliaia di euro.
Cosa fare dopo: dopo il fulmine dobbiamo individuare tutti i danni e ripararli magari mediante l'intervento di un tecnico specializzato. Da tenere presente che la forte scarica elettrica in certi casi rovina le parti in ottone e bronzo immerse in acqua come se fossero sottoposte in una frazione di secondo alla corrente galvanica che potrebbero subire in parecchie decine di anni. Vi sara' forse capitato di vedere un "cavalletto portaelica" in bronzo di colore rossastro o trovare delle trecce di massa in sentina anch'esse di colore rossastro e visibilmente irrigidite. Probabilmente e' stato proprio un fulmine...
Continua...
La sartia "cotta" dal fulmine:
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